Continuano a trapelare dettagli sui responsabili del pestaggio di Colleferro che è costato la vita a Willy Monteiro Duarte, il 21enne massacrato di botte da una banda che si definiva invincibile.
Un gruppo di ragazzi che da tempo terrorizzava e minacciava quella piccola cittadina.
Lo sdegno per la tragica morte di Willy è ancora vivo tra chi conosceva il giovane e non solo. Così continuano gli insulti nei confronti dei responsabili, ora in carcere. Insulti carichi di odio inviati sui loro social.
La fama di quei picchiatori di professione era nota tanto da essere conosciuti con il nome di “banda di Artena”.
In questo piccolo centro romano, al confine tra la provincia di Latina e quella di Frosinone, dove si conoscono tutti, quei ragazzi avevano una cattiva reputazione.
Per gli autori del pestaggio di Colleferro la violenza era la sola forma di espressione conosciuta. Solo così si può spiegare la brutalità con cui si sono accaniti su Willy.
E dopo aver tolto la vita ad un ragazzo di 21 anni, che continuava a pregarli di fermarsi, con grande cinismo hanno continuato a vivere come se nulla fosse accaduto.
Secondo quanto riportato da La Repubblica, dopo aver massacrato di botte con calci e pugni Willy, i fratelli Bianchi ed i tre amici responsabili del pestaggio sarebbero andati a bere una birra ad un bar.
Pestaggio di Colleferro: chi sono i componenti della “banda di Artena”
Spavaldi e con il cuore in pace, per nulla scossi dal pestaggio si sono concessi una bevuta.
I due fratelli Bianchi insieme a Mario Pincarelli, di 22 anni, Francesco Belleggia, un geometra 21enne, ed a un quinto giovane indagato a piede libero, si sono seduti tranquillamente nel locale di famiglia. Proprio al “Nai Bistrot” i carabinieri li hanno intercettati e portati in caserma.
Tra i componenti della “banda di Artena” alcuni hanno precedenti per spaccio di droga ed altri per lesioni.
Una banda che si atteggiava, esibendo non solo comportamenti violenti ma anche beni materiali.
In particolare, i due fratelli Bianchi avevano una vera ossessione per il culto del corpo e della violenza. Come emerge dai loro profili social.
Entrambi praticano da tempo le arti marziali, l’MMA (mixed martial arts), una disciplina dove si usano pugni e calci.
Proprio con un calcio alla testa sarebbe stato ucciso il 21enne di origini capoverdiane. Anche Pincarelli è un appassionato di karate.
Dopo l’arresto per il pestaggio di Colleferro, Belleggia, una volta in caserma avrebbe cercato di prendere le distanze dall’accaduto.
Invece i fratelli Bianchi si sarebbero limitati a dire: “Non volevamo ucciderlo”.
Ma la loro scarica di violenze è costata la vita ad un 21enne che cercava solo di portare pace tra un gruppo di ragazzi che litigava nella piazza di Colleferro.