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Una madre impedisce a sua figlia di uscire di casa per 26 anni: “Volevo proteggerla”, si giustifica la donna

Caterina

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Una madre impedisce a sua figlia di uscire di casa

Una storia scioccante è stata raccontata da un programma televisivo russo “By the Way”, diventando virale su media e web, si tratta della vicenda di una madre che impedisce alla figlia di uscire di casa per ben 26 anni.

Nadezhda Bushueva, 42 anni, non ha lasciato la casa della madre nel villaggio di Arefinsky, nella Russia occidentale, da quando aveva 16 anni.

Da quanto riportato dai media russi, la donna non ha messo piede fuori dalla casa di famiglia per più di due decenni, nonostante fosse in perfetta salute.

La madre che impedisce alla figlia di uscire di casa per tanti anni non le ha permesso di condurre una vita normale tenendola isolata, a suo dire, per “proteggerla dai pericoli del mondo esterno”.

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Madre impedisce alla figlia di uscire di casa

Madre impedisce alla figlia di uscire di casa facendola vivere da reclusa

Secondo le testimonianze dei media, Bushueva non si lavava i capelli da 12 anni, come confermato dal ciuffo voluminoso sulla testa, e non si cambiava i vestiti da molto tempo.

Dopo una lunga reclusione, non le è stato concesso di uscire di casa per 26 anni, ha potuto farlo solo quando la madre si è ammalata ed ha avuto bisogno di cure mediche.

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I vicini testimoniano che la madre, Tatyana, è sempre stata eccessivamente protettiva nei confronti di sua figlia, ma le cose sono precipitate quando la donna è diventata più anziana, a quel punto la madre impedisce alla figlia di uscire di casa.

Bushueva andava a scuola quando sua madre ha iniziato a proibirle di uscire con altri adolescenti nel villaggio, e nel giro di un paio d’anni le due donne sono diventate completamente recluse.

L’intervento degli abitanti del villaggio è stato rifiutato: Tatyana continuava a ribadire a tutti che stavano bene, e che le persone dovevano badare ai propri affari.

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Dopo che categoricamente la madre impedisce alla figlia di uscire di casa, gli abitanti del villaggio smisero di cercare di convincere Tatyana a dare più libertà alla figlia pensando alla propria vita.

Non si sa come Tatyana abbia abituato sua figlia allo stile di vita isolato, ma si ritiene che la ragazza debba essersi lentamente abituata alle cose.

La prima uscita dopo che la madre impedisce alla figlia di uscire di casa per 26 anni

Quando Tatyana si è ammalata ed è stata costretta al ricovero in ospedale, Bushueva si è avventurata fuori di casa per la prima volta in 26 anni.

Il suo aspetto ha impressionato gli abitanti del villaggio: la donna era trasandata e sembrava che non si lavasse da tanto tempo.

In seguito la donna, a cui si è impedito di uscire di casa per 26 anni, è stata accompagnata presso il consiglio locale, Vasily Tovarnov, dove ha rivelato che non si lavava i capelli da 12 anni e che non si cambiava i vestiti da tanto.

Inoltre ha riferito di aver vissuto per anni mangiando solo cibo per gatti e di aver condiviso un letto con sua madre ed i loro gatti, alcuni dei quali erano morti.

Dopo che la madre impedisce alla figlia di uscire di casa per 26 anni si sono raccolte le prime dichiarazioni di Bushueva:

“Forse morirò presto anche io qui su questo divano. La mia vita è peggiore di quella di un gatto. Un gatto ha più diritti. Non sono vivo, non esisto nemmeno. Sono un morto che cammina”.

Malgrado il suo stato fisico ed emotivo profondamente alterati, la donna ha espresso il desiderio di trovare lavoro ed ottenere un passaporto, decisa a cambiare il suo stile di vita.

Larisa Mikheeva, direttrice dei servizi di sicurezza sociale del distretto di Vachsky, ha detto a RIA Novosty che la 42enne non può essere costretta alla riabilitazione, e che finora ha rifiutato ogni aiuto, dicendo che le piace il modo in cui vive perché le si addice.

Queste le parole di Larisa Mikheeva sulla storia della madre che impedisce alla figlia di uscire di casa per 26 anni:

“Non è disabile, non ha malattie mentali. È un’adulta, vive solo con sua madre ed è abituata a questo stile di vita.

Una persona deve accettare volontariamente di ricevere alcuni servizi. Se non sono mentalmente in grado di prendere decisioni, non possiamo forzarli legalmente”.

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