La notizia è di quelle che lasciano inizialmente sgomenti. In un secondo momento subentra lo sdegno, la rabbia, l’orrore. In Russia spezzano le zampe ad un cucciolo di leone per tenerlo fermo e calmo durante le foto con i turisti.
Una storia drammatica, atroce, che sta facendo il giro del mondo e che ha commosso lo stesso Presidente Vladimr Putin.
Simba, questo il nome che è stato dato al cucciolo dai suoi soccorritori, aveva solo poche settimane di vita quando venne separato dalla madre da persone senza scrupoli.
Sciacalli veri e propri che non hanno esitato a picchiare e torturare il leoncino per renderlo adatto ai loro scopi.
Ma ripercorriamo l’atroce storia del piccolo Simba, ennesima vittima della violenza dell’uomo e della sua ossessione per il denaro.
Siamo nella regione russa del Daghestan. A poche settimane dalla sua nascita, il cucciolo di leone è stato portato via dalla madre e dal suo habitat naturale. Torturato da uomini senza scrupoli che lo hanno utilizzato come attrazione per i turisti.
Per permettere loro di avvicinarsi a Simba e scattare selfie a volontà, all’animale sono state spezzate le zampe. Dopo migliaia di foto e torture innominabili, il cucciolo è stato abbandonato dai suoi carnefici perché ormai “inutilizzabile “.
Lo hanno trovato così, in condizioni critiche i suoi soccorritori. Legato in un fienile. È stato quindi prelevato e operato d’urgenza dal veterinario specializzato Karen Dallakyan che ha voluto rendere nota la storia del leoncino.
Il veterinario, sul suo profilo Instagram, ha pubblicato video e immagini del piccolo Simba.
Immagini che oltre a provocare commenti di rabbia e sdegno, toccano profondamente il cuore e commuovono.
La salute del cucciolo migliora di giorno in giorno e seppure con qualche evidente difficoltà, Simba ha imparato a camminare di nuovo.
Il presidente Vladimr Putin intanto, ha voluto che si aprisse un’inchiesta per far luce su quanto accaduto al piccolo Simba.
Chissà se un giorno il cucciolo riuscirà a dimenticare tutte le violenze subite. Chissà se riuscirà a perdonarci.
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