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Non è l’Arena. Massimo Giletti legge la sconvolgente lettera di Fabrizio Corona: “Ho mangiato il mio braccio e bevuto il sangue. Sono pronto a morire”

Caterina

Massimo Giletti legge la sconvolgente lettera di Fabrizio Corona

Massimo Giletti a Non è l’Arena si è ritrovato a leggere con grande turbamento una lettera fattagli recapitare da Fabrizio Corona.

L’ex re dei paparazzi gli ha scritto delle parole scioccanti mentre si trova nel reparto di psichiatria del Niguarda di Milano, dove è ricoverato in attesa di essere trasferito in carcere a Opera.

Massimo Giletti prima di passare alla lettura ha spiegato: ‘Mi ha fatto arrivare dei pensieri, li ho riassunti’, poi con la voce tremante si è inoltrato nella lettura.

“Dite a Massimo che sto male, sto molto male, e voglio che Massimo sappia che cosa mi è successo ieri. Ho chiesto di poter andare in bagno a fumare.

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Mi hanno dato un accendino, sono controllato a vista praticamente da tre uomini della polizia penitenziaria. Mi siedo sul water e mi metto a fumare a torso nudo coi pantaloni tirati su”.

Le parole di Fabrizio Corona assumono poi un tono più drammatico quando fa riferimento ai suoi gesti di autolesionismo:

“Vedo sul mio braccio destro la ferita del giorno prima, due punti di sutura, me la sono fatta pugnalandomi con una penna Bic.

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La guardo, fumo, la riguardo, a quel punto scatta qualcosa nel mio cervello, trovo dei leggenti, provo a scavare nella ferita ma sono leggeri e si rompono.

[…] Mi avvicino con la bocca alla ferita, a poco a poco spingendo sempre più di più riesco ad afferrare i punti del giorno prima con la bocca e con i denti. Li tiro, si rompono”. 

Massimo Giletti legge la sconvolgente lettera Fabrizio Corona

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Le parole sconcertanti di Fabrizio Corona affidate alla lettera letta da Massimo Giletti

Massimo Giletti ha poi proseguito a leggere con grande pathos il contenuto drammatico della lettera di Fabrizio Corona, dove la descrizione è diventa più raccapricciante:

“Schizza il sangue, ovunque, sulla faccia, sulla bocca, sulle braccia, sugli occhi, sul petto. Sento uno strano sapore, mi piace, è amaro, e continuo, sono convinto che dentro la ferita ci siano i pezzi dell’ambulanza rotta.

È notte e come un cannibale mordo tutto, pelle, file di punti, carne, tatuaggi, pezzettini di vetro. Sono incontenibile, non ho più freni”.

Nella sua lettera Fabrizio Corona ha poi spiegato che è stato fermato da cinque infermieri, che si sono trovati davanti un uomo di 47 anni seduto sul water che si mangiava il suo braccio.

“[…] Io sono impassibile, guardo solo il vuoto, sono uno psicopatico in un ospedale psichiatrico” – ha scritto Fabrizio Corona dimostrando di essere consapevole del suo stato mentale.

La lettera indirizzata a Massimo Giletti si conclude poi con un tono ancora più drammatico che lascia presagire un destino funesto:

“Massimo devi sapere, quando il giorno della revoca mi sono tagliato con una lama affilata il braccio sinistro maciullandomi, non ho provato dolore, nemmeno quando con un pugno ho rotto il vetro dell’ambulanza, io non avevo dolore, non avevo paura e non mi interessava il rischio della morte.

Sono pronto a morire per i miei diritti. Nulla, Massimo lo deve sapere, era premeditato”.

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