A Brindisi una dirigente scolastica di una scuola elementare e media, ha imposto l’obbligo delle divise sia femminili sia maschili.
Una decisione accolta dagli alunni e dai loro genitori in modo polemico. Infatti la loro opposizione è passata dalle semplici poteste ad una raccolta firme.
Adelaide D’Amelia, preside dell’Istituto “De Amicis – San Francesco”, comprensivo di elementari e medie, ha deliberato di introdurre la divisa a scuola a Francavilla Fontana, in provincia di Brindisi.
Nei prestigiosi college americani le divise scolastiche sono un segno distintivo di cui essere fieri. Questa tradizione è ben radicata in tali realtà.
In altre nazioni poi è in vigore un regolamento scolastico che costringe ad indossare uno specifico outfit.
In Italia, la divisa scolastica oggi si identifica con una sorta di omologazione dei ragazzi che annulla il loro stile personale. Inoltre questa decisione ha posto l’accento sugli stereotipi di genere.
Queste sono le ragioni per cui i genitori hanno deciso di opporsi all’obbligo della divisa a scuola.
Inoltre si tratta di una spesa scolastica in più. Infatti si è preventivata una spesa di circa 36 euro. Una spesa in più per ogni figlio che frequenta la scuola elementare e media, dove la preside ha introdotto le divise.
La divisa scolastica femminile prevede gonna e collant. Invece per gli studenti sono previsti cravatta e pantaloni.
Dopo aver appreso tale idea le famiglie hanno fatto fronte comune per polemizzare contro la decisione della dirigente scolastica.
Le proteste dei genitori per l’obbligo delle divise a scuola
Così a Francavilla Fontana, i genitori hanno deciso di protestare. Infatti hanno scritto una lettera alla dirigente. In cui si leggono le motivazioni per cui non sono d’accordo con la sua idea.
Tra i tanti motivi citati si menziona la discriminazione e gli stereotipi di genere.
A sua volta, la preside ha risposto alla loro lettera, ribadendo di essere ferma nella sua decisione.
Anche Nicola Fratoianni, portavoce nazionale di Sinistra Italiana, si è schierato a fianco dei genitori.
Una presa di posizione con cui sostiene che “l’uguaglianza a scuola non vuol dire uniformare”.
Inoltre Nicola Fratoianni ha invitato il Ministero dell’Istruzione a contattare la dirigente per spiegarle che la sua decisione non si può attuare.