La Terra si ribella. Ci avevano avvertiti, Leonardo DiCaprio, Aymeric Caron, Greta Thumberg e anche Bono. Tutti artisti che negli ultimi anni hanno combattuto per la salvaguardia del nostro Pianeta.
La deforestazione, l’inquinamento, l’eccessiva industrializzazione sono tutti crimini che abbiamo commesso fregandocene delle conseguenze che avrebbero avuto sulla Terra.
In un momento in cui un virus compromette la nostra sopravvivenza, è consuetudine risvegliare la nostra coscienza: La Terra si ribella, adesso
Non c’è molto da dire, solo che attualmente stiamo pagando il danno che abbiamo fatto alla nostra meravigliosa casa, la Terra.
Solo pochi mesi fa, Greta Thumberg, a soli 16 anni, ha affrontato le più grandi lobby del mondo, rinfacciando di averle rubato l’infanzia.
Parole dure, che hanno fatto il giro del mondo e che hanno scosso milioni di coscienze. Perché avevamo veramente bisogno di sentire questa voce che ci permettesse di uscire dall’ombra.
È in gioco il futuro dei nostri figli, ed è colpa nostra se finora siamo stati ciechi. Che ci piaccia o no, il cosmo non ci ascolta sempre.
Quest’ultimo ha un modo tutto suo di bilanciare le cose e lo fa con le sue leggi. Sconvolgenti, sì, ma dal devastante impatto per l’essere umano.
E oggi viviamo in un momento cruciale che non accadrà due volte. Questo crocevia è pieno di paradossi. Non abbiamo mai vissuto così tanto in abbondanza e in un consumo eccessivo mentre non siamo mai stati così minacciati dalla siccità materiale.
Dovrebbe farci pensare due volte e forse anche tre. Perché tale pensiero potrebbe salvare migliaia di vite, fino a ieri minacciate dall’egoismo sempre più grande.
Ad oggi ci sono ancora persone che muoiono di fame quando non abbiamo così tanto cibo. La ragione? Oltre il 90% della ricchezza è condivisa dal 10% dei ricchi.
Un dato allarmista che richiede un profondo risveglio delle coscienze. Ogni nostro gesto provoca un impatto notevole sul nostro pianeta, da qui l’importanza di comprenderli in tutta coscienza.
Testimoni del caos
Disastri ambientali, grandi cambiamenti climatici, anarchia finanziaria sono tutte conseguenze che gli avidi hanno causato volontariamente.
Peggio ancora, noi siamo gli ignari responsabili di questa vicenda distruttiva di cui saremo le prime vittime. È iniziato con la Cina, poi con la nostra Italia. E ora sta colpendo tanti altri Paesi.
L’economia sta crollando anche se l’inquinamento sta diminuendo considerevolmente. L’aria diventa irrespirabile e siamo costretti a muoverci muniti di mascherina. E il peggio deve ancora arrivare.
Discriminazione, xenofobia, stigmatizzazione, questo clima di paura ricorda le ore più buie dell’umanità. Questo virus ci sveglia e ci ricorda che in qualsiasi momento possiamo anche essere discriminati, bloccati ai confini, vittime della peste.
Emmanuel Macron, il presidente della Repubblica francese ha usato parole forti, ma chiarissime: “Siamo in guerra”. Stiamo vivendo una prova che richiede discernimento e introspezione su un comportamento che abbiamo ripetuto per secoli.
Siamo accecati dal nostro sentimento di onnipotenza, di privilegi mentre da un giorno all’altro siamo ridotti al nulla.
La corsa per la crescita
Quando assistiamo a queste terribili conseguenze, non possiamo fare a meno di mettere il dito su un paradigma secolare, quello della sfrenata ricerca della crescita ad ogni costo.
Tuttavia, porteremo con noi solo ricordi e assisteremo a un massacro a livello mondiale. Oggi è il momento di fermarci perché la vita lo richiede. Ci resta solo il tempo, un bene prezioso il cui valore abbiamo perso e che non possiamo misurare in denaro. L’orologio finalmente si ferma per aiutarci a ripartire dalle basi.
Ecco la lezione essenziale da trarre da questa immane tragedia a cui stiamo assistendo. Il virus ci ricorda che l’unica via d’uscita è l’altruismo, un valore perso in produttivismo, avidità e individualismo.
Dobbiamo finalmente assumerci la responsabilità e pensare alla comunità. Siamo una cosa sola e facciamo parte della stessa famiglia, quella degli umani. L’avvertimento è qui e ora: la Terra si ribella.
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