Arbitro insultato perché donna, al punto che la partita è stata sospesa, dopo che il portiere di una delle due squadre è intervenuto per difendere la ragazza.
Peccato che il portiere avesse appena 11 anni, mentre coloro che continuavano imperterriti a rivolgere all’arbitro insulti sessisti, fossero adulti fatti e finiti.
Che il calcio sia fonte di violenza verbale non è affatto una novità, visto che anche nelle partite più importanti capita molto spesso di avere a che fare con gravissimi episodi di razzismo.
E tante volte si sono sentiti insulti anche nelle partitelle amichevoli che vengono fatte dai bambini che tentano i primi approcci nel mondo del calcio, lo sport più apprezzato e famoso al mondo.
E questa è una chiarissima dimostrazione di quanto gli adulti molto spesso abbiano delle mancanze in fatto di educazione. Cosa li spinga ad offendere arbitri e calciatori (magari bambini), non è dato sapere. Fatto sta che la storia che stiamo per raccontarvi oggi, parla, ancora una volta, di insulti rivolti ad un arbitro.
In questo caso, suddetto arbitro aveva un’unica colpa: quella di essere una donna. Ana Lopéz, 19 anni, stava arbitrando una partita fra giovanissimi.
Ma a qualche genitore non deve essere piaciuto troppo il modo in cui lo faceva e quindi ha deciso di iniziare ad insultarla. Gli insulti sono aumentati ed erano dei peggiori. Al punto che la ragazza non è riuscita più a trattenere le lacrime.
Ed è a questo punto che è intervenuto il portiere di una delle due squadre, Diego Pablo Hernànzed, di 11 anni. Il ragazzino, nonostante la giovanissima età, si è dimostrato molto più responsabile e civile dei tanti adulti che assistevano alla partita.
Inorridito ed incredulo per gli insulti che la ragazza stava subendo, ha fatto sospendere la partita che si stava svolgendo all’Avilés Stadium, fra due squadre giovanili.
Con buona pace di chi non riusciva a tollerare che ad arbitrarla ci fosse una donna. Il bambino si è poi complimentato con la ragazza per il lavoro che stava svolgendo.
A dimostrazione che gli insulti che le erano stati rivolti, non erano nemmeno giustificati da un qualche comportamento errato, ma solo dal fatto che fosse una ragazza.
Tuttavia, anche se avesse arbitrato in una maniera sbagliata nessuno aveva il diritto di rivolgerle quelle parole. Siamo nel 2020 e sarebbe anche ora che si smettesse di fare distinzioni fra donne e uomini. Anche quando si parla di sport.
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