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Pensionato suicida a Venezia: “Aveva paura di essere sfrattato”

Il caso del pensionato suicida a Venezia, a Santa Marta ha sconvolto tutti, anche chi non lo conosceva. Nella giornata del 25 gennaio, un uomo di 76 anni si è tolto la vita gettandosi nel vuoto.

Riccardo Festari, aveva una moglie e due figlie, e per compiere il gesto definitivo, ha aspettato di essere solo in casa. La Procura di Venezia ha deciso di aprire un’inchiesta per omicidio colposo.

Pensionato suicida: “Era terrorizzato all’idea di perdere la casa”

Si è lanciato nel vuoto, finendo in un campetto vicino al luogo in cui, regolarmente, giocano i bambini a basket. A trovarlo, ormai privo di vita, sono stati dei passanti che hanno chiamato immediatamente la polizia.

Amici e parenti, vogliono però vederci chiaro, così la Procura di Venezia ha aperto un fascicolo, al momento a carico di ignoti.

Secondo le persone a lui più vicine, Riccardo Festari si è tolto la vita per paura di essere sfrattato dalla sua casa.

Renato Boraso, assessore alla Mobilità e al Patrimonio e amico di lunga data di Riccardo, ha dichiarato:

“Viveva con l’angoscia di essere sfrattato da casa sua. Era stato in cura molte volte, io stesso chiamavo in Psichiatria, raccontando agli operatori ciò che mi diceva quando ci incontravamo. Ho sempre cercato di distrarlo, ma quando ha ricevuto quella lettera è cambiato completamente”.

La lettera in questione, è quella che il pensionato suicida ha ricevuto dall’Ater, ovvero l’Azienda Territoriale per l’Edilizia Residenziale.

Gli era stata mandata per informarlo sulle normative aggiornate per i possessori di case popolari. Pare che secondo le suddette normative, l’uomo non avesse più diritto all’assegnazione della sua casa, a causa del suo ISEE troppo alto.

Le smentite

L’Ater invece smentisce tutto e afferma che Riccardo Festari non era assolutamente a rischio sfratto.

“Era un inquilino modello nonché collaboratore attivo dell’Ater, in quanto responsabile dell’autogestione denominata Jolanda a Santa Marta, il condominio in cui abitava.”

Il pensionato, ha rappresentato gli inquilini per 10 anni. Una nomina ufficiale fornitagli dall’Ater di Venezia. In poche parole era l’interlocutore dell’Azienda per le spese comuni del condominio, ma anche per tutte le criticità e situazioni varie del palazzo.

In una nota rilasciata dall’Ater, si legge che proprio grazie a questo suo incarico, il pensionato suicida non poteva non conoscere i cambiamenti della normativa regionale sugli alloggi pubblici.

Secondo i vertici dell’Ater, l’accusa che si sia tolto la vita per paura di uno sfratto è inverosimile. Poiché nessuna procedura era stata aperta a suo carico, né lo sarebbe stata in futuro.

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