Si è pronunciata in modo perentorio la Corte di Assise di Bergamo sulla richiesta degli avvocati di Massimo Bossetti.
Come si era letto nelle ultime settimane i legali di Bossetti, gli avvocati Claudio Salvagni e Paolo Camporini, avevano fatto richiesta di accesso ai reperti per una ricognizione ed una possibile riapertura del processo. Ma la risposta della Corte di Bergamo è stata perentoria e, anzi, rischia di portare ad una accusa nei confronti dei legali di Massimo Bossetti.
“La richiesta, si legge nel documento, poggia su falsi presupposti riguardo anomalie irrisolte negli accertamenti a carico di Bossetti”. Diciannove pagine nelle quali, in sostanza, vengono respinte tutte le istanze che miravano, di fatto, ad una revisione del processo. Non solo, ma secondo alcune indiscrezioni, ora gli avvocati di Massimo Bossetti rischiano anche l’accusa di calunnia.
Durante l’udienza tenutasi il 19 maggio il Procuratore Capo Antonio Chiappani ha chiesto la trasmissione degli atti alla Procura di Venezia affinché si valutino presunte scorrettezze dei difensori del muratore condannato in via definitiva per la morte di Yara Gambirasio. Gli avvocati di Bossetti parlavano di illeciti nella gestione dei reperti, e per questo avevano presentato un esposto contro i magistrati bergamaschi. Esposto non solo rigettato ma che ora rischia di aprire un contenzioso proprio a carico degli avvocati.
La triste vicenda di Yara Gambirasio potrebbe dunque essere giunta ad un suo epilogo definitivo. Nonostante quella che è stata definita la “prova regina” continui a sollevare più di un interrogativo. La traccia di dna trovata negli indumenti della tredicenne denominata traccia 31 G20, attribuita a quello che fu definito Ignoto 1, identificato poi nella persona di Bossetti. Che, in questi anni, continua a proclamarsi innocente e a chiedere una ripetizione del processo.
Il tentativo fatto dai suoi legali però, con la richiesta di accesso ai reperti, non è stato accolto.
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