Dopo la morte di mio marito, avvenuta quasi tre anni fa, mi sono ritrovata a fare la mamma da sola di un bambino di otto anni. È stato un periodo difficile, non solo per la perdita, ma anche perché ho scoperto molte cose su chi fosse davvero mio marito. Diciamo solo che se fosse stato ancora vivo, probabilmente non saremmo più stati sposati.
Circa sei settimane fa, un ufficiale giudiziario si è presentato alla mia porta con l’intento di consegnare a mio marito un ordine del tribunale per sottoporsi a un test del DNA riguardante un bambino. Gli ho dato una copia del certificato di morte e l’ho mandato via.
Poco tempo dopo, una donna si è presentata a casa mia con un bambino, sostenendo che fosse il figlio di mio marito. Lo è davvero? Non lo so e non mi interessa. Il bambino assomiglia un po’ a lui, ma è così piccolo che, se fosse suo figlio, dovrebbe essere stato concepito pochissimo tempo prima della sua morte.
Le ho detto che mio marito era morto e le ho indicato dove trovare la sua tomba. Quasi subito, ha iniziato a pretendere “la sua metà” dell’eredità di mio marito. Ho riso e le ho risposto che metà del nulla era nulla, e che era la benvenuta a prenderselo.
Dove mi è stato detto che potrei essere stata un po’ dura è il fatto che, sebbene sia vero che non c’era una vera e propria eredità, c’erano comunque dei beni che sono passati fuori dal processo di successione. Uno di questi beni era una proprietà in affitto che i genitori di mio marito ci avevano regalato anni fa, intestata a entrambi con diritto di sopravvivenza. In breve, alla sua morte, è diventata automaticamente mia.
Ho già venduto quella proprietà, e quei soldi saranno utilizzati per mandare mio figlio all’università. Legalmente, sono in regola (ne ho già parlato con il mio avvocato). Mi dispiace per quel bambino, ma ho anch’io un figlio di cui devo prendermi cura