Questa è la storia di Dolly Everett e di come un giorno, il bullismo con cui era torturata, abbia preso il sopravvento portandola al suicidio. Era il 3 gennaio 2018 ed aveva 14 anni.
Una figura sottile che si piega all’indietro ed un messaggio doloroso ad accompagnarla: “Parla, anche se la tua voce trema”. Questo il disegno che il padre di Dolly Everett ha deciso di condividere con il mondo, dopo che sua figlia si è tolta la vita.
Quando Dolly aveva 6 anni, fu scelta per fare da modella di una nota azienda che pubblicizzava gli iconici cappelli Akubra, famosi per il loro simbolismo di natura selvaggia ed incontrollata.
Il suo volto allegro e solare divenne famoso in tutto il paese, ma mentre negli anni successivi la fama portava fortuna nella vita della sua famiglia lei si spegneva ogni giorno di più.
Non voleva più andare a scuola, non voleva più parlare con qualcuno, la dolce e allegra bambina stava lasciando il posto ad un’adolescente infelice ed ansiosa.
Più tardi venne fuori il reale motivo dietro al brusco cambiamento di Dolly Everett: la ragazza, 14 anni, era vittima di uno spietato e brutale bullismo che aumentava insieme alla sua fama.
Dopo la notte peggiore della loro vita la famiglia Everett ha iniziato la propria campagna personale contro il bullismo e lo ha fatto pubblicando il disegno della loro figlia accompagnato da queste parole:
” Questo potente messaggio ci dice del luogo oscuro e spaventoso in cui il nostro angelo stava viaggiando”.
“Questa settimana è stata un esempio di come i social dovrebbero essere usati, ma anche di come non dovrebbero”.
“Se possiamo aiutare altre vite preziose dallo smarrimento e dalla sofferenza, la vita di Dolly non andrà sprecata”.
La campagna che hanno iniziato, nota come “Dolly’s Dream”, contribuisce giorno dopo giorno a sensibilizzare sul bullismo e il conseguente suicidio e diffonde messaggi di speranza per coloro che stanno vivendo un drammatico momento simile a quello della loro bambina.
A causa dei suicidi degli ultimi anni, il suicidio adesso è al secondo posto nella classifica delle principali cause di morte fra i giovani.
Ancora prima di Hiv, cancro, cardiopatie, malformazioni e infarti. Ogni giorno 3000 adolescenti tentano il suicidio o ci pensano, non considerandolo seriamente.
E’ un incendio che diventa sempre più selvaggio e incontrollabile, alimentato da aggressività e bullismo. Dobbiamo smettere di ignorare tutto questo.
Il suicidio non è un’azione gloriosa o che permette di lasciare un segno nel mondo, è una questione pericolosa che i giovani usano come se fosse un’arma da puntare contro se stessi.
Frasi come “dovresti toglierti la vita” oppure “come fai a vivere con te stesso” sono un abuso e una violenza gratuita. E questi comportamenti non vanno più tollerati.
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