Una ferocia inaudita emerge dal caso di una bimba di soli 2 anni, picchiata a morte dal patrigno perché non avrebbe usato il vasino.
La tragedia è accaduta a Togliatti in Russia dove la piccola viveva con la madre ed il suo compagno.
Come riportano da fonti internazionali, la piccola Knesnia Dubrovina viveva in una cittadina russa sul Volga, vicino al confine con il Kazakistan.
La bimba è morta per i gravi traumi riportati dal pestaggio brutale: sarebbe stata colpita ripetute volte dal patrigno per un motivo futile.
Knesnia avrebbe fatto la pipì sul pavimento, facendo infuriare il compagno della madre, Anton Proskurin.
Quest’atroce violenza risale all’estate del 2019, e secondo quanto dichiarato dalla procura Russa, la bimba veniva spesso picchiata dai genitori.
Le violenze dunque duravano da mesi come riferito dal procuratore Aleksandr Kanaev. In più, le indagini riguardano anche la madre della piccola, che avrebbe coperto mesi di violenze nei confronti di Knesnia.
Questa vicenda per la sua eco ha acquisito risalto internazionale a distanza di più di un anno dall’accaduto, soprattutto per alcuni particolari emersi dall’indagine.
A sconvolgere è la furia dell’uomo, che ha ripetutamente colpito la bambina. La colpa della piccola Knesnia è quella di aver urinato sul pavimento, non sapendo ancora usare bene il vasino.
Questo è bastato per scatenare la violenza del patrigno. L’uomo infatti avrebbe colpito la piccola 20 volte in testa e 40 sul corpo.
Una brutalità che ha provocato la reazione animata dell’opinione pubblica che ha di recente appreso i dettagli di questo tremendo infanticidio.
Infatti dall’autopsia sul corpo della piccola è emerso che Anton avrebbe colpito 60 volte la piccola Knesnia picchiandola a morte.
Il suo corpicino era martoriato. Quando sono intervenuti i soccorsi sul posto la sua testa era gonfia ed il viso irriconoscibile.
La causa che ha provocato il decesso della bimba è un’emorragia interna provocata dalle botte del patrigno.
Inoltre, le indagini hanno permesso di scoprire che l’uomo era violento spesso con la piccola. Circa un mese prima della morte della bimba le avrebbe rotto un braccio.
Inoltre un amico di famiglia avrebbe testimoniato che il patrigno avrebbe dato un calcio nello stomaco alla piccola.
Ora l’uomo rischia una condanna a vita. Ma anche il ruolo della madre risulta grave in quanto complice del compagno.
La madre della piccola Knesnia, Zinaida Proskurina, avrebbe aspettato 24 ore prima di chiamare i soccorsi.
La donna dovrà rendere conto alla giustizia non solo di questo, ma anche del fatto che era a conoscenza dei ripetuti abusi del patrigno sulla figlia e di non averla protetta.
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