Una donna di circa sessant’anni, spaventata, chiamò il 112 riferendo di sentire dei passi al piano di sopra, nonostante vivesse sola. La polizia, giunta sul posto, trovò la porta d’ingresso aperta e decise di entrare per controllare la situazione. All’interno, trovarono la signora seduta in soggiorno, apparentemente tranquilla, immobile e con lo sguardo fisso. Non c’erano segni di effrazione o tracce di ingresso forzato, il che rendeva la scena ancora più strana.
Uno degli agenti, notando che la donna sorrideva in modo enigmatico, iniziò a farle qualche domanda per cercare di capire cosa fosse accaduto. Con il progredire della conversazione, l’agente intuì una verità inattesa: la donna non era realmente spaventata, né si sentiva minacciata. Viveva semplicemente una profonda solitudine. Senza nessuno che la visitasse o si prendesse cura di lei, sentiva un forte bisogno di compagnia e affetto. Così, nel suo stato di tristezza e isolamento, aveva inventato quella storia dei passi per attirare l’attenzione e avere qualcuno che le facesse visita, anche solo per pochi minuti.
Sebbene il gesto fosse evidentemente sbagliato, gli agenti compresero la sua situazione e si mostrarono comprensivi. Decisero quindi di prendere un’iniziativa: si organizzarono affinché qualcuno potesse farle visita ogni settimana, assicurandosi che stesse bene e offrendole un po’ di compagnia. In questo modo, la donna trovò una piccola soluzione alla sua solitudine, e il suo bisogno di contatto umano fu riconosciuto e accolto in modo positivo.
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