Dramma a Ceglie Messapiaca, in provincia di Brindisi, dove un’anziana di 85 anni è stata sfrattata dalla casa popolare in cui abita da 60 anni.
A nulla sono valsi i suoi tentativi, né quelli della pronipote Piera, di dimostrare il suo diritto all’alloggio popolare. Oltre a lei, ci sono anche altre famiglie, che secondo il giudice hanno occupato abusivamente gli immobili.
Si chiama Costanza, ha 85 anni, e per quasi tutta la sua vita ha vissuto in quella casa popolare, situata a Ceglie Messapica, un comune italiano della provincia di Brindisi.
Il drammatico sfratto è avvenuto il 7 febbraio, dopo che l’anziana donna si era rifiutata di lasciare volontariamente la sua casa.
A nulla sono valsi i tentativi di convincimento delle assistenti sociali. “Ti prego, non portarmi via il letto,voglio morire nel mio letto. Ma perché vogliono farmi questo? Mi sembra di essere un sacchetto di spazzatura da gettare via“.
Ha dichiarato la donna, rivolta alla pronipote Piera. Nonostante la disperazione dell’anziana, le autorità hanno provveduto lo stesso allo sgombero.
Così, al momento, Costanza alloggia in una casa messa a disposizione dal parroco di Ceglie Messapica. Ma l’anziana, non è l’unica a trovarsi in quella disperata situazione.
Anche gli abitanti degli alloggi situati in piazza della Repubblica e via Guanella, sono stati forzatamente allontanati dalle forze dell’ordine.
Secondo il giudice, anche quelle famiglie, composte da anziani, bambini e donne e uomini in difficoltà, hanno occupato illegalmente gli appartamenti costruiti negli anni 60.
Adesso, nonostante i ricorsi pendenti al Tribunale del Riesame, si ritrovano senza casa, dopo aver cercato, inutilmente, tramite gli appositi documenti, di averne invece il pieno diritto.
Si tratta di una vicenda dolorosa e drammatica e come sempre, vittima della spinosa burocrazia tutta italiana. La signora Costanza, non è riuscita a dimostrare di avere diritto all’alloggio popolare.
L’anziana dichiara di possedere un certificato, rilasciato dal Comune e datato 1997, in cui si attesta che il padre, ormai deceduto, è l’assegnatario dell’immobile.
Si tratta dello stesso documento mostrato dalle altre famiglie sfrattate, ma che l’ottantacinquenne non riesce a ritrovare. E nemmeno il Comune ne ha traccia, tuttavia c’è la possibilità che sia stato distrutto in un incendio, che anni fa distrusse tutti gli archivi.
Resta il fatto che attualmente ci sono delle famiglie, composte anche da bambini, che si ritrovano senza un tetto sopra la testa.
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